Crotone ci mette la faccia: basta tumori!

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C'ho il blog figherrimo è un blog scemo, come lo definisco io, persino il suo titolo lo è; nato in un giorno in cui avevo perso per un attimo la voglia di ridere e sorprendentemente in quello stesso giorno - con le mie parole - avevo fatto ritrovare la voglia di ridere ad una mia amica. In quello stesso istante la ritrovai anche io.
Volevo uno spazio per me e per gli altri in cui sorridere per 5 minuti, un angolo dove poter essere frivole, superficiali, sceme senza che qualcuno metta in discussione il tuo quoziente intellettivo.
Un posto dove per 5 minuti non esistono bollette da pagare, i soldi che mancano sempre, la spesa da fare, la paura e l'ansia del futuro.
Un posto dove non si senta parlare di Spread, di bambini uccisi con armi chimiche, di donne stuprate e ammazzate senza pietà, dove Berlusconi, Letta, Monti, Bersani e tutti i coglioni del cucuzzaro non sono le persone al governo che letteralmente ci stanno portando alla morte (basti pensare quanti si sono suicidati perché sopraffatti dalla disperazione dei debiti e dalla paura).
Volutamente ho creato uno spazio dove poter parlare di capelli, della vicina pazza che urla in continuazione, del tizio che non mi risponde su whatsapp, insomma di frivolezze.
Io non sono una giornalista, ci sono persone molto più competenti di me per scrivere di questioni serie, io sono una semplice ragazza di 22 anni che discute con gli amici di argomenti impegnativi e riversa sul web i pensieri più banali, superficiali, futili.
Solo questo. Solo una ragazza.
Fatta questa inutile premessa, oggi vorrei parlavi di un qualcosa che è vicino al mio cuore, vorrei parlavi del coraggio, della forza, dell'ardore, del mio orgoglio.

Io sono nata a Crotone, una città della Calabria di 180 km² e abitata all'incirca da 60 mila persone.
È una bellissima città, piccola certo, ma bella.
Forse ad altri occhi non sembrerà nulla di speciale, ma per me lo è.
Quando ero piccola e giravo in macchina con mio padre, mi incantavo letteralmente nel sentire i suoi racconti d'infanzia legati ad un certo luogo, come quando passammo sotto casa della mia bis nonna al Carmine (quartiere che affaccia sul lungomare) e mi raccontò che un giorno buttarono dal balcone mio zio. Nulla di grave dal primo piano, qualche osso rotto (se non sbaglio il braccio) e qualche graffio.
Lui si divertiva a raccontarmi questo aneddoto, come tanti altri (e sorprendentemente dello stesso genere) io pensavo solo "è un miracolo che nonna non abbia avuto un infarto".
Ai miei occhi, tutti quei luoghi che io frequentavano, diventavano ancora più belli perché intrisi di storia: la mia storia e la storia della mia famiglia.
"lì è dove i miei zii quasi non uccidevano zio"
"li è dove papà quasi non moriva fulminato"
"lì è dove io quasi non morivo fulminata"
"lì è dove mamma snobbò papà"
"lì è dove ti ho visto per la prima volta"
"lì è dove, amici miei, abbiamo passato serate fantastiche"

Poi venne un giorno, un giorno in cui tutto non ti appare più bello, dove quei lunghi in cui hai riso, pianto, gridato, ascoltato, abbracciato, baciato, diventano cupi e grigi, perché ti rendi conto che sono infetti, sono invece intrisi di male.
La strada dove aspettavi che suonasse la campanella, non è più quella strada dove attendevi Picci per parlare prima delle lezioni, ma è la strada fatta con materiali "speciali e pericolosi".
Poi venne un giorno...
quel giorno, i bisbigli che percepivi si trasformarono in urla.

Oms: eccesso di mortalità per tumori del 10%

All'improvviso, come una doccia gelida, ti accorgi che quella signora morta di tumore non si era ammalata per chissà qualche gioco del destino, si era ammalata per colpa di quei materiali "speciali e pericolosi".

Siamo 60 mila persone e tutti purtroppo abbiamo provato la paura, l'ansia, il terrore di perdere - o di aver perso -  una persona cara a causa di questo male. 

Ma c'è una persona, un'incredibile donna, che ha creato un gruppo facebook: Crotone ci mette la faccia, ha risvegliato gli animi della nostra città, ha dato forza e speranza a tante persone che stanno condividendo la sua esperienza.
Tina de Raffaele è una donna che ha aiutato il marito e la nipote a combattere contro il cancro e adesso lo sta combattendo lei stessa. 




Lei è stata la prima a metterci la faccia, adesso siamo in 15.413 a mettercela.



Io personalmente non ci metto la faccia, la mia faccia non è importante.
Io ci metto i miei ricordi con la mia cuginetta di soli 5 anni, ci metto i momenti passati insieme a lei, ci metto il pupazzetto rosa che mi ha regalato nella sua ultima estate che esclama "I love you!" quando gli premi il pancino.
Ci metto le sue risate quando facevo il solletico al suo visino con i miei capelli.
Ci metto la mia gioia nel vederla migliorare con le cure e il terrore e la paura e il dolore quando peggiorò fino a chiudere quei suoi bellissimi occhi scuri.
Io ci metto i suoi mille possibili futuri che mai verranno.

Mia cugina Ramona.
La sua è una delle tantissime altre foto pubblicate.

Io ci metto la speranza, perché voglio che mia zia mi veda con la mia tesi in mano e la corona d'alloro in testa. Voglio che sia presente in tutti i giorni della mia vita come lo è stata fino ad ora. Voglio altri miliardi di suoi abbracci e voglio sentire costantemente il suo "Flaviù"
Io lo voglio, perché i pensieri positivi forse non guariscono, ma aiutano.

Come mi hanno aiutato a sperare per mio nonno.

E perdonatemi se il mio discorso non ha senso compiuto, se ho sbagliato i verbi, le virgole e tutto il resto, ma in questo momento non sono solo i miei occhi ad essere annebbiati, ma lo è anche la mia mente.

Sono davvero orgogliosa della mia città, perchè a discapito di tutte le male lingue, nel momento del bisogno ci si aiuta e ci si sta vicini.

Noi siamo vicini alla Terra dei Fuochi, a Taranto e a tante altre persone che in questo momento stanno combattendo per la propria salute.









Non siete soli. Non siamo soli.

3 commenti:

  1. Non ho conosciuto i miei nonni per colpa di questo schifo. Ho perso mio zio per la stessa cosa. La mia migliore amica, che di anni ne aveva appena undici.
    Sono rabbia e dolore che non muoiono mai. E molte di queste morti potevano essere evitate. Persino alcune scuole, qui, sono ancora fatte di amianto. La cosa peggiore è che sono decenni che queste cose si sanno, si sa dove si trovano o dove vengono abbandonati 'sti materiali, ma non fanno nulla. Anzi, ci si indebita per cose inutili tipo addobbi di natale o privilegi per "persone importanti".
    No, non siete soli. Non lo siamo.

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    1. La mia scuola è stata bonificata dall'amianto, ma comunque avevano sotterrato dei rifiuti tossici sotto il suolo quindi non è che è cambiato chissachè.
      Vedi tu se è vita guardare le persone che ti circondano ammalarsi di cancro e chiedersi: "toccherà anche a me un giorno?"

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    2. E non solo, chiedersi se toccherà anche ai nostri figli/ nipoti...
      Cambia che prima era evidente, adesso non è più sotto gli occhi e possono fingere più facilmente che "non va poi così male".
      Non è civiltà, non è neanche vita.

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Le parolacce sono un obbligo morale.

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